Appare quasi un paradosso parlare di trasformazione in un contesto che cambia quasi giornalmente, dove ciò che pensi, oggi potrebbe essere smentito domani, tuttavia non può essere l’incertezza come neppure l’emergenza a guidare ancora l’agenda delle aziende: con entrambe conviveremo ancora per molti mesi probabilmente, adesso la chiamata è all’agire.

Dopo il periodo iniziale di reazione (react) ai problemi immediati (smart working, presidi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, adozione di sostegni e agevolazioni quali ammortizzatori sociali, gestione d’emergenza della situazione finanziaria), la resilienza (resilience) nei mesi di chiusura e blocchi fino al primo ritorno all’attività in cui si è gestita la normale operatività durante l’emergenza, ora è giunto il momento di tornare a competere sul mercato, un mercato che sarà probabilmente molto più difficile di quello che abbiamo lasciato, capitalizzando l’esperienza fin qui acquisita.

Il futuro che ci attende sarà su basi diverse, necessariamente da ridefinire (redefine). Ciò richiederà un livello di razionalità, equilibrio e soprattutto selezione (poiché le risorse sono molto scarse) molto probabilmente superiori al passato, basate su una capacità predittiva e di ridefinizione che appare come un salto con l’asta poiché il grado di incertezza dipende da un mix di fattori troppo ampio e mutante, dove tuttavia la velocità resta una variabile importante (il range delle opzioni a disposizioni si riduce via via che il tempo passa).