Ma che ci dice che l’incertezza dello scenario data dal progresso tecnologico (di cui si conosce la velocità di sviluppo ma non i limiti e gli esiti finali) non può essere dipanata dalla tecnologia medesima. Sembra non esistere un modello scientifico predittivo delle conseguenze della Digital Transformation, dal punto di vista del business, delle organizzazioni, delle relazioni.
Ma le fonti più autorevoli sono concordi nell’individuare, tra le qualità necessarie e distintive per navigare con successo nella rivoluzione tecnologica, le cosiddette soft skills che fanno capo alla dimensione generale della flessibilità cognitiva, considerata questa, come risorsa essenziale per porci in grado di trovare le soluzioni giuste che al momento dato saranno necessarie.
È quindi un “preparare il terreno”, dal punto di vista delle risorse umane, quello che si richiede a chi guida le organizzazioni verso gli obbiettivi del futuro. Se è vero che la gestione delle risorse umane è priorità di ogni capo, prima ancora del responsabile HR, allora il Leader è colui che è in grado di coltivare un gruppo di persone con le abilità e qualità predette. Con una prospettiva a 360 gradi: ciò vale per lo sviluppo delle competenze dei singoli, ma anche per i modelli organizzativi, e infine, delle relazioni di lavoro.
Il “nuovo” Leader è quindi atteso a una ridiscussione completa dei criteri di ripartizione del lavoro, dei ruoli, della impostazione delle relazioni, ma anche dei sistemi di controllo, senza dimenticare gli strumenti di compensation e rewarding. La creazione di un ambiente dove la flessibilità cognitiva possa liberamente svilupparsi non prevede strutture gerarchiche rigide, mal sopporta procedure complesse e schemi di pensiero predefiniti. La ripetizione dei successi del passato non garantisce il successo per il futuro.
Il Leader “digitale” abbandonerà le tradizionali leve di gestione (pianificazione, parcellizzazione del lavoro, assegnazione task, controllo, etc.) ma comunicherà in modo continuo e destrutturato, sarà in grado di influenzare i vertici aziendali per infondere sicurezza ai propri collaboratori, si dedicherà a guidare e non solo a decidere, anche quando non avrà chiara la rotta. Sarà veloce, nel senso di rassicurare i collaboratori sulla correttezza delle scelte, così da eliminare i consueti ostacoli ai processi decisionali.
Ma soprattutto avrà e infonderà ai suoi il pensiero critico.
Il dubbio, quale scintilla per generare il pensiero, sistema caro al filosofo medioevale Pietro Abelardo, gli sarà ancora utile.