Il Leader nell'era digitale



di Marco Crippa

Quali caratteristiche assumerà la Leadership in un contesto sempre più digital e iperconnesso?
Quali competenze saranno richieste ai nuovi Leader d’azienda?

Riprendiamo alcune delle domande che caratterizzano l’incontro per proporre alcune riflessioni di contenuto e di metodo.

Giova innanzitutto notare come di fronte alle spinte di cambiamento originate dalla tecnologia o meglio dalla digitalizzazione dei processi (operativi e decisionali), financo alla creazione di nuovi modelli di business “digital oriented”, tutti siano d’accordo sulla necessità che anche i tradizionali paradigmi della Leadership debbano cambiare.
Chi possiede minime competenze e conoscenze di organizzazione aziendale sa bene che da circa 60 anni gli esperti ci propongono una pluralità di modelli, teorie, approcci definitori, che cercano tutti di stabilire “cosa” sia la Leadership e “chi” sia il Leader in una organizzazione.
Sembrerebbe una troppo semplice via d’uscita sostenere oggi, semplicemente, che è Leader chi guida con successo la propria organizzazione attraverso la tempesta della Digital Transformation?
Eppure è questo ciò che si chiede oggi al Leader. Ed è su questo che il Leader viene e verrà valutato.
E allora invece di attardarsi sulla ricerca di una definizione “assoluta” di Leadership, sarebbe forse meglio adottare un approccio più “contingente”, che ponga attenzione al contesto in cui l’attività del Leader si deve sviluppare.
VUCA (volatility, uncertanity, complexity, ambiguity) è un bel acronimo, anche suggestivo, utilizzato per descrivere il contesto in cui si muovono le aziende oggi.

Il Leader “digitale” abbandonerà le tradizionali leve di gestione, sarà in grado di influenzare i vertici aziendali per infondere sicurezza ai propri collaboratori, si dedicherà a guidare e non solo a decidere, anche quando non avrà chiara la rotta. Sarà veloce, nel senso di rassicurare i collaboratori, così da eliminare i consueti ostacoli ai processi decisionali.

Ma che ci dice che l’incertezza dello scenario data dal progresso tecnologico (di cui si conosce la velocità di sviluppo ma non i limiti e gli esiti finali) non può essere dipanata dalla tecnologia medesima. Sembra non esistere un modello scientifico predittivo delle conseguenze della Digital Transformation, dal punto di vista del business, delle organizzazioni, delle relazioni.
Ma le fonti più autorevoli sono concordi nell’individuare, tra le qualità necessarie e distintive per navigare con successo nella rivoluzione tecnologica, le cosiddette soft skills che fanno capo alla dimensione generale della flessibilità cognitiva, considerata questa, come risorsa essenziale per porci in grado di trovare le soluzioni giuste che al momento dato saranno necessarie.
È quindi un “preparare il terreno”, dal punto di vista delle risorse umane, quello che si richiede a chi guida le organizzazioni verso gli obbiettivi del futuro. Se è vero che la gestione delle risorse umane è priorità di ogni capo, prima ancora del responsabile HR, allora il Leader è colui che è in grado di coltivare un gruppo di persone con le abilità e qualità predette. Con una prospettiva a 360 gradi: ciò vale per lo sviluppo delle competenze dei singoli, ma anche per i modelli organizzativi, e infine, delle relazioni di lavoro.
Il “nuovo” Leader è quindi atteso a una ridiscussione completa dei criteri di ripartizione del lavoro, dei ruoli, della impostazione delle relazioni, ma anche dei sistemi di controllo, senza dimenticare gli strumenti di compensation e rewarding. La creazione di un ambiente dove la flessibilità cognitiva possa liberamente svilupparsi non prevede strutture gerarchiche rigide, mal sopporta procedure complesse e schemi di pensiero predefiniti. La ripetizione dei successi del passato non garantisce il successo per il futuro.
Il Leader “digitale” abbandonerà le tradizionali leve di gestione (pianificazione, parcellizzazione del lavoro, assegnazione task, controllo, etc.) ma comunicherà in modo continuo e destrutturato, sarà in grado di influenzare i vertici aziendali per infondere sicurezza ai propri collaboratori, si dedicherà a guidare e non solo a decidere, anche quando non avrà chiara la rotta. Sarà veloce, nel senso di rassicurare i collaboratori sulla correttezza delle scelte, così da eliminare i consueti ostacoli ai processi decisionali.
Ma soprattutto avrà e infonderà ai suoi il pensiero critico.
Il dubbio, quale scintilla per generare il pensiero, sistema caro al filosofo medioevale Pietro Abelardo, gli sarà ancora utile.

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Milano, 13 febbraio 2019

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